Sto raggiungendo il cinismo politico totale. Il primo sintomo sono state le politiche, il cui risultato mi ha lasciato abbastanza imperturbabile, a differenza delle reazioni sgomente da parte di molte altre persone di sinistra; all'inizio ho giustificato la mia atarassia dicendo che non mi ero fatto illusioni riguardo alla possibilità di vittoria del PD (no, uolter, non mi avevi convinto) ed è impossibile disilludersi riguardo qualcosa in cui non si è mai creduto. Adesso, tuttavia, penso di avere avuto paura di entrambe le alternative (fosse stato possibile la vittoria di uno dei partiti minori, mi avrebbe spaventato alla stessa maniera); certo, uno dei due è meno peggio dell'altro, ma se poi va al governo e fa solo un po' meno danni, ed in più ho sulla coscienza il fatto di averlo votato... Questo non toglie che rivoterei, ed alla stessa maniera, ma non sento la mia condizione peggiorare sensibilmente. Il ruolo di opposizione, ad un polemico insoddisfatto come me, mi si addice, mi calza meglio: ovvio che con questo non intendo che la sinistra non può essere di governo, come paiono asserire molti, la mia è una pura considerazione personale, riferibile solo al particolare momento politico che viviamo nel nostro paese.
Nel post-voto, il secondo sintomo: indifferenza alle dichiarazioni di Berlusconi; certo, ho fatto del sarcasmo su quelle che mi parevano ridicole, ho diffidato dei buoni propositi e mi sono innervosito quando ho sentito le becere polemiche (più da parte della sua cricca, a dire il vero); però non ci ho mai rimuginato su troppo, come ho fatto in passato, le ho semplicemente archiviate nelle "Berlusconate", dicendomi che era tutto regolare, che non potevo aspettarmi diversamente.
La conferma in questi giorni: grande scandalo per l'emendamento anti-processo Mills, per il decreto salva-Rete4... Ma de che?
Ma davvero qualcuno aveva sperato che Silvio avesse tirato fuori il cuore d'oro dalla cassetta di sicurezza svizzera e si fosse convertito al buonismo, al fair play ed al disinteresse per il proprio tornaconto? No, nessuno ci può avere creduto, nè noi di sinistra abituati alle mascherate del caimano, nè Uolterueltroni, che buonista sì, ma mica fa politica da trent'anni fidandosi del prossimo suo, nè gli elettori di destra, che lo sanno che alla fine il capo cerca di risolversi i suoi problemi, ma lo accettano lo stesso perchè... non so perchè, ma lo fanno, non è che siano tutti convinti della buona fede (Acca', nisciuno è fesso!). Quindi perchè il clamore, l'indignazione, i titoli dei giornali? Non lo so, ma non mi interessa. E' il teatrino della politica, and the show must go on? E' che c'è ancora chi si appassona, indigna, e vuole che si sappia? Mah, alla fine, mi sembra che poco cambi. Tanto, la classe politica è quello che è, e il popolo di Grillo, per quanto più fresco, e vantante fra le sue fila persone di cui ho molta stima, mi lascia molto scettico. Potrei, come i vecchi del bar, dire che "tanto sono tutti uguali, rubano tutti alla stessa maniera", ma così mi sovviene De Gregori, che ne "La storia" diceva che questa frase era solo "un modo per convincerti a stare dentro casa, quando viene la sera"... ed è di oggi, questa notizia, in cui il cantautore si dice fiducioso che Berlusconi modernizzerà il paese... stiamo messi bene, se a modernizzare mettiamo un settantenne conservatore; a France', era meglio quando facevi il misantropo.
Quindi? Per ora, l'unica soluzione possibile mi sembra l'anarchia... Non l'anarchia delle bombe, della demolizione dello stato (con maschera di Guy Fawkes o senza), ma quella del pastore sardo: Che lo stato faccia quello che gli pare, basta che mi lasci in pace. Certo, pago le tasse, lavoro e rispetto le leggi, ma non mi scassate dicendomi che devo interessarmi della politica, del governo, che devo votare, che in democrazia il popolo è sovrano... non pigliatemi per il culo, insomma.
Lo so che non lo farò mai, sia perchè non è nel mio carattere, sia perchè non sono più i tempi, ormai non si può più prendere e andarsene dietro al gregge per qualche mese, campando per conto proprio, in isolamento forzato ma pure cercato: ormai anche i pastori a fine giornata prendono la macchina e tornano a casa a mangiare un piatto di pasta davanti alla tv.
E allora, continuerò a scocciarmi per la politica, e troverò altre cose per cui appassionarmi davvero. Adesso, per esempio, vado a cercare un sito che mi faccia l'esegesi dei testi degli Afterhours.
mercoledì 28 maggio 2008
lunedì 12 maggio 2008
Contrapposizioni
Ribelle: Sei solo un servo, fai quello che vogliono perchè non hai le palle per opporti a loro!
Obbediente: Faccio quello che credo giusto. Se volessi oppormi, lo farei. Ma chi ti dice che quello che ti chiedono sia per forza sbagliato?
R: Cazzate! Ti fanno credere che sia giusto, ma è solo un condizionamento, quello che conviene per farti fare esattamente quello che torna a loro vantaggio.
O: Come se io non fossi in grado di ragionare... ed invece, il tuo opporti a tutto e tutti, è più logico? L'essere semplicemente "contro" ha più senso, secondo te? E' un modo per essere servi, ma al contrario: fai l'opposto di quello che credi che si aspettino, ma senza pensare a quale sia la cosa migliore per te!
R: Almeno so per certo di non fare gli interessi di un'entità che vuole solo asservirmi, come fa con te, cane ubbidiente! E quello che pensi sia meglio per te è solo per l'osso che ti tirano sotto la tavola!
O: Lo credi tu, di non essere controllabile: se fai esattamente l'opposto di quel che è logico e normale, sei "controllabile" come chiunque altro, sei perfettamente prevedibile, alla faccia del tuo alternativismo, della tua differenza uguale a quella di tutti gli altri.
R: Cazzo dici? Chi ti dice che sia normale fare quello che ti viene ordinato? Solo perchè ti piace farti comandare, non significa che sia normale essere ubbidienti!
O: Farsi controllare non piace a nessuno, che credi? Ma, a differenza tua che preferisci disubbidire anche a ciò che è giusto, io decido di fare quello che si deve, prima che mi sia ordinato, così da non sentirmi dire cosa devo o non devo fare!
R: Come se questo non significasse ricevere ordini, ipocrita che non sei altro, gli ordini semplicemente sono nella tua testa, prima ancora di passare dalle orecchie: te li hanno impressi nel cervello e ti hanno reso schiavo per sempre!
O: La tua testa, invece, è talmente vuota che non capisci nemmeno che alcune cose si fanno perchè è giusto farle, non per altre ragioni: crescendo si capisce cosa bisogna saper fare per considerarsi maturi, è la cosa che ti rende adulto!
R: Meglio restare infantile, se significa non piegarsi alle logiche del potere ed al servilismo...
O: Preferisci restare un bambino, in modo che nessuno ti possa prendere sul serio?
R: Per nessuno intenderai nessuno dei tuoi padroni, immagino...
O: Insisti? Io non ho padroni, faccio quello che è giusto!
R: Stronzate, sei un fottuto leccaculo del potere!
O: E tu sei un anticonformista per moda!
R: Bastardo, proprio tu tirare in ballo la moda!
O: Come se la tua non fosse solo una tendenza come un'altra!
Scatta la rissa.
Il disagio è se tale dialogo è in una testa sola.
Obbediente: Faccio quello che credo giusto. Se volessi oppormi, lo farei. Ma chi ti dice che quello che ti chiedono sia per forza sbagliato?
R: Cazzate! Ti fanno credere che sia giusto, ma è solo un condizionamento, quello che conviene per farti fare esattamente quello che torna a loro vantaggio.
O: Come se io non fossi in grado di ragionare... ed invece, il tuo opporti a tutto e tutti, è più logico? L'essere semplicemente "contro" ha più senso, secondo te? E' un modo per essere servi, ma al contrario: fai l'opposto di quello che credi che si aspettino, ma senza pensare a quale sia la cosa migliore per te!
R: Almeno so per certo di non fare gli interessi di un'entità che vuole solo asservirmi, come fa con te, cane ubbidiente! E quello che pensi sia meglio per te è solo per l'osso che ti tirano sotto la tavola!
O: Lo credi tu, di non essere controllabile: se fai esattamente l'opposto di quel che è logico e normale, sei "controllabile" come chiunque altro, sei perfettamente prevedibile, alla faccia del tuo alternativismo, della tua differenza uguale a quella di tutti gli altri.
R: Cazzo dici? Chi ti dice che sia normale fare quello che ti viene ordinato? Solo perchè ti piace farti comandare, non significa che sia normale essere ubbidienti!
O: Farsi controllare non piace a nessuno, che credi? Ma, a differenza tua che preferisci disubbidire anche a ciò che è giusto, io decido di fare quello che si deve, prima che mi sia ordinato, così da non sentirmi dire cosa devo o non devo fare!
R: Come se questo non significasse ricevere ordini, ipocrita che non sei altro, gli ordini semplicemente sono nella tua testa, prima ancora di passare dalle orecchie: te li hanno impressi nel cervello e ti hanno reso schiavo per sempre!
O: La tua testa, invece, è talmente vuota che non capisci nemmeno che alcune cose si fanno perchè è giusto farle, non per altre ragioni: crescendo si capisce cosa bisogna saper fare per considerarsi maturi, è la cosa che ti rende adulto!
R: Meglio restare infantile, se significa non piegarsi alle logiche del potere ed al servilismo...
O: Preferisci restare un bambino, in modo che nessuno ti possa prendere sul serio?
R: Per nessuno intenderai nessuno dei tuoi padroni, immagino...
O: Insisti? Io non ho padroni, faccio quello che è giusto!
R: Stronzate, sei un fottuto leccaculo del potere!
O: E tu sei un anticonformista per moda!
R: Bastardo, proprio tu tirare in ballo la moda!
O: Come se la tua non fosse solo una tendenza come un'altra!
Scatta la rissa.
Il disagio è se tale dialogo è in una testa sola.
giovedì 1 maggio 2008
Milano
Ritorno dalla "capitale del nord" con parecchia stanchezza, qualche nozione veterinaria in più, e molte impressioni generali, un pot-pourri di immagini e pensieri da questi tre giorni meneghini.
Ovviamente, non mi impegno per ordinare il tutto, e lo butto giù così, cecando di rispettare almeno l'ordine cornologico, ma nemmeno troppo.
Viaggio di andata: no problem, tutto tranquillo, a parte un fisiologico ritardo di un treno, e la sconvolgente scoperta che in Liguria, almeno nelle stazioni, anche i cestini sono organizzati per fare la raccolta differenziata.
Scendo dal treno e salgo in metropolitana, senza nemmeno vedere un fazzoleto di cielo, nel trasbordo.
Questa città mi piace, sarà per la mia infanzia in una città asburgica (Trieste riesce ad essere, o almeno così era 15 anni fa, molto più grigia e spigolosa di Milano), sarà perchè il caos metropolitano è uno stacco piacevole per chi vive nella noiosa quiete campagnola; inoltre la gente non mi sembra rispondere alla fama di impersonalità e freddezza: solo nel tragitto sotteraneo, vedo due ragazze (una per ciascuna linea presa) che classifico subito come "Amélie Poulain": disinteressate da quello che le circonda, testa inclinata di lato, sguardo perso leggermente diretto verso l'alto, e sorriso a increspare le labbra: di quelle che ti viene voglia di scoprire cosa le rende felici; oppure, di dar loro un cazzotto sulla spalla e dire "Cazzo ridi?", a seconda dell'umore del momento.
Passando per stazione centrale e metropolitana, non posso non notare i molteplici venditori ambulanti (di ombrelli, soprattutto), anche se, a differenza di quelli toscani, questi mi sembrano meno cordiali, per niente insistenti (mi sono dovuto fermare io, per comprare un ombrelluccio, nessuno che me l'abbia proposto di sua iniziativa), stanno in disparte con aria fra il fastidio ed lo spaventato; del resto, nei loro confronti vedo, per la maggior parte, totale indifferenza od ostilità; siamo nel week end pre-ballottaggio a Roma, il tema della sicurezza viene esaltato dai giornali dando notizia di varie aggressioni e stupri ad opera di extracomunitari (stupri che avvengono anche in giorni normali, ma fanno meno notizia); ma questo è stato uno dei miei maggiori argomenti di discussione nel corso dei tre giorni, e forse ci dovrò fare un post apposito, che ho tanto da dire.
La semiperiferia di Milano è, per il mio gusto, piacevole: grandi spazi, viali enormi larghissimi, che ci impieghi di più ad attraversare la strada che a fare un isolato; diverso verde è sparso quà e là, forse per compensare i chilomeytri da fare per arrivare alla campagna "vera" (mica come da me, che devo solo girare intorno alla casa). A ciò si aggiunge la piacevole sorpresa di scoprire degli autobus che passano, e frequentemente (il ricordo di Pisa mi fa rabbrividire), anche in orari non "classici", persino nei festivi! Inoltre non sono mai stipati, nonostante la pioggia.
Riesco anche ad arrivare all'hotel Quark, sede del mio corso di chirurgia, senza troppi errori: per fortuna a Milano gli autobus ti parlano, per dirti a che fermata sei... tanto che gli autisti a cui chiedevo di avvertirmi quando dovevo scendere, mi guardavano un po' scocciati ed un po' compassionevoli.
Il corso è mediamente interessante, da segnalare poche cose: quasi nessuno stand di azende, di quelli che regalano campioni omaggio: 'stardi... si è sparsa la voce che i chirurghi sono degli scrocconi che poi non comprano nulla... poi, una signora seduta accanto a me che cerca di attaccare bottone, nonostante la mia comunicazione monosillabica "cortese-ma-che-non-vuole-chiaccherare", forse incitata dalle mie occhiate a lato, peccato che io guardassi oltre a lei, la ragazza il posto più in là, di quelle che mi colpiscono sempre: carine e con un che di trasandato, che gli dà un tono naturale, e poi con lo sguardo altero indice di carattere forte ed indipendente... vabbè, per fare capire che il primo giorno ho seguito forse con le orecchie, ma con un occhio solo.
Il giorno dopo, purtroppo, anche le orecchie sono state messe a dura prova: una tipa accanto a me (lei ad il suo amico, 'sti stronzi, hanno rubato il posto alla ragazza carina ed alla sua accompagnatrice) ha passato tutto il tempo a dire "questo lo sapevo", "vabbè, questo è ovvio...", "io l'avevo già capito", "già, anche io faccio così", facendomi pensare a tutte le possibili reazioni per interrompere quello stillicidio di supponenza:
1) Girarmi e dirle "se sai già tutto, perchè non ti levi di culo e lasci seguire me?"
2) Di scatto, darle un cazzotto nei denti e poi esclamare: "Ah-Aah! Questo non lo sapevi, eh?"
3) Guardarla neglio occhi e, con aria appassionata, dichiarare: "Oddio, la tua onniscenza mi ha conquistato, ti prego, sposami! Sì, dai, adesso, non posso più aspettare!". E sperare che fugga.
4) Alzare la mano, e chiedere all'oratore di turno: "Potreste dare un microfono anche a lei (indicandola), che pensa di saperne molto più di lei?"
5) Attendere che andasse in bagno ed affogarla nella tazza.
Ovviamente l'ho semplicemente sopportata, ma se gli sono arrivati metà degli accidententi che gli ho inviato mentalmente, a casa non c'è arrivata.
Preoccupazione riguardo al futuro del mondo: date un centinaio di persone, tutte più o meno interessate alla pratica chirurgica, quelli che, al momento di andare al pranzo-buffet offerto dall'organizzazione, si fermano in bagno a lavarsi le mani sono solo 3-4 (sì, io mi ci fermavo)... Per foruna per operare si usano i guanti, va'.
Infine, al piano inferiore al nostro (che già era il primo degli interrati), si svolgeva, la domenica, la conferenza "rinascere in Cristo"... Che tentazione, andare a vedere, per poi fare finta che mi cadesse qualcosa e piantare un bestemmione.
Nel lasciare la città, il lunedì verso l'ora di pranzo, non potevo evitare, da otaku di provincia par mio, di passare per una fumetteria, scelta tramite internet in modo che si trovasse sulla strada verso la stazione centrale: la borsa del fumetto, in via Lecco (nei pressi di corso Buenos Aires): al di là del fatto che mi è toccato attraversare orde di liceali impottinatissimi all'uscita dalle lezioni, alcuni dei quali mi guardavano pure in maniera un po' scioccata (sarà stata l'aria un po' spaesata da turista fai da te), sono riuscito a trovare il posto (aperto, per giunta), ed anche se mi ha un po' deluso la condizione generale del locale (a mio parere, i fumetti andrebbero tenuti con un po' più di cura) sono riuscito a completare la mia missione, ovverosia trovare il regalo di compleanno per Nico: "From Hell" (e qui si spiegano i vari accenni dati nei giorni scorsi); oltre a ciò, mi sono anche preso, per mio sollazzo personale, Anteprima (giusto per la copertina Ortolaniana) e "Piera degli spiriti ed altre storie", che io di Toffolo conoscevo solo la carriera musicale, ed adesso posso dire che era un peccato, senza nulla togliere ai Tre allegri ragazzi morti.
Detto tutto, si capisce anche che non potevo pubblicare questo post prima che il dono giungesse al destinatario, e quindi è per questo che ci ho impiegato tanto ad aggiornare... non è perchè sono pigro e ci ho impiegato due settimane per scrivere 'ste stronzate... noooo... sono credibile?
Ovviamente, non mi impegno per ordinare il tutto, e lo butto giù così, cecando di rispettare almeno l'ordine cornologico, ma nemmeno troppo.
Viaggio di andata: no problem, tutto tranquillo, a parte un fisiologico ritardo di un treno, e la sconvolgente scoperta che in Liguria, almeno nelle stazioni, anche i cestini sono organizzati per fare la raccolta differenziata.
Scendo dal treno e salgo in metropolitana, senza nemmeno vedere un fazzoleto di cielo, nel trasbordo.
Questa città mi piace, sarà per la mia infanzia in una città asburgica (Trieste riesce ad essere, o almeno così era 15 anni fa, molto più grigia e spigolosa di Milano), sarà perchè il caos metropolitano è uno stacco piacevole per chi vive nella noiosa quiete campagnola; inoltre la gente non mi sembra rispondere alla fama di impersonalità e freddezza: solo nel tragitto sotteraneo, vedo due ragazze (una per ciascuna linea presa) che classifico subito come "Amélie Poulain": disinteressate da quello che le circonda, testa inclinata di lato, sguardo perso leggermente diretto verso l'alto, e sorriso a increspare le labbra: di quelle che ti viene voglia di scoprire cosa le rende felici; oppure, di dar loro un cazzotto sulla spalla e dire "Cazzo ridi?", a seconda dell'umore del momento.
Passando per stazione centrale e metropolitana, non posso non notare i molteplici venditori ambulanti (di ombrelli, soprattutto), anche se, a differenza di quelli toscani, questi mi sembrano meno cordiali, per niente insistenti (mi sono dovuto fermare io, per comprare un ombrelluccio, nessuno che me l'abbia proposto di sua iniziativa), stanno in disparte con aria fra il fastidio ed lo spaventato; del resto, nei loro confronti vedo, per la maggior parte, totale indifferenza od ostilità; siamo nel week end pre-ballottaggio a Roma, il tema della sicurezza viene esaltato dai giornali dando notizia di varie aggressioni e stupri ad opera di extracomunitari (stupri che avvengono anche in giorni normali, ma fanno meno notizia); ma questo è stato uno dei miei maggiori argomenti di discussione nel corso dei tre giorni, e forse ci dovrò fare un post apposito, che ho tanto da dire.
La semiperiferia di Milano è, per il mio gusto, piacevole: grandi spazi, viali enormi larghissimi, che ci impieghi di più ad attraversare la strada che a fare un isolato; diverso verde è sparso quà e là, forse per compensare i chilomeytri da fare per arrivare alla campagna "vera" (mica come da me, che devo solo girare intorno alla casa). A ciò si aggiunge la piacevole sorpresa di scoprire degli autobus che passano, e frequentemente (il ricordo di Pisa mi fa rabbrividire), anche in orari non "classici", persino nei festivi! Inoltre non sono mai stipati, nonostante la pioggia.
Riesco anche ad arrivare all'hotel Quark, sede del mio corso di chirurgia, senza troppi errori: per fortuna a Milano gli autobus ti parlano, per dirti a che fermata sei... tanto che gli autisti a cui chiedevo di avvertirmi quando dovevo scendere, mi guardavano un po' scocciati ed un po' compassionevoli.
Il corso è mediamente interessante, da segnalare poche cose: quasi nessuno stand di azende, di quelli che regalano campioni omaggio: 'stardi... si è sparsa la voce che i chirurghi sono degli scrocconi che poi non comprano nulla... poi, una signora seduta accanto a me che cerca di attaccare bottone, nonostante la mia comunicazione monosillabica "cortese-ma-che-non-vuole-chiaccherare", forse incitata dalle mie occhiate a lato, peccato che io guardassi oltre a lei, la ragazza il posto più in là, di quelle che mi colpiscono sempre: carine e con un che di trasandato, che gli dà un tono naturale, e poi con lo sguardo altero indice di carattere forte ed indipendente... vabbè, per fare capire che il primo giorno ho seguito forse con le orecchie, ma con un occhio solo.
Il giorno dopo, purtroppo, anche le orecchie sono state messe a dura prova: una tipa accanto a me (lei ad il suo amico, 'sti stronzi, hanno rubato il posto alla ragazza carina ed alla sua accompagnatrice) ha passato tutto il tempo a dire "questo lo sapevo", "vabbè, questo è ovvio...", "io l'avevo già capito", "già, anche io faccio così", facendomi pensare a tutte le possibili reazioni per interrompere quello stillicidio di supponenza:
1) Girarmi e dirle "se sai già tutto, perchè non ti levi di culo e lasci seguire me?"
2) Di scatto, darle un cazzotto nei denti e poi esclamare: "Ah-Aah! Questo non lo sapevi, eh?"
3) Guardarla neglio occhi e, con aria appassionata, dichiarare: "Oddio, la tua onniscenza mi ha conquistato, ti prego, sposami! Sì, dai, adesso, non posso più aspettare!". E sperare che fugga.
4) Alzare la mano, e chiedere all'oratore di turno: "Potreste dare un microfono anche a lei (indicandola), che pensa di saperne molto più di lei?"
5) Attendere che andasse in bagno ed affogarla nella tazza.
Ovviamente l'ho semplicemente sopportata, ma se gli sono arrivati metà degli accidententi che gli ho inviato mentalmente, a casa non c'è arrivata.
Preoccupazione riguardo al futuro del mondo: date un centinaio di persone, tutte più o meno interessate alla pratica chirurgica, quelli che, al momento di andare al pranzo-buffet offerto dall'organizzazione, si fermano in bagno a lavarsi le mani sono solo 3-4 (sì, io mi ci fermavo)... Per foruna per operare si usano i guanti, va'.
Infine, al piano inferiore al nostro (che già era il primo degli interrati), si svolgeva, la domenica, la conferenza "rinascere in Cristo"... Che tentazione, andare a vedere, per poi fare finta che mi cadesse qualcosa e piantare un bestemmione.
Nel lasciare la città, il lunedì verso l'ora di pranzo, non potevo evitare, da otaku di provincia par mio, di passare per una fumetteria, scelta tramite internet in modo che si trovasse sulla strada verso la stazione centrale: la borsa del fumetto, in via Lecco (nei pressi di corso Buenos Aires): al di là del fatto che mi è toccato attraversare orde di liceali impottinatissimi all'uscita dalle lezioni, alcuni dei quali mi guardavano pure in maniera un po' scioccata (sarà stata l'aria un po' spaesata da turista fai da te), sono riuscito a trovare il posto (aperto, per giunta), ed anche se mi ha un po' deluso la condizione generale del locale (a mio parere, i fumetti andrebbero tenuti con un po' più di cura) sono riuscito a completare la mia missione, ovverosia trovare il regalo di compleanno per Nico: "From Hell" (e qui si spiegano i vari accenni dati nei giorni scorsi); oltre a ciò, mi sono anche preso, per mio sollazzo personale, Anteprima (giusto per la copertina Ortolaniana) e "Piera degli spiriti ed altre storie", che io di Toffolo conoscevo solo la carriera musicale, ed adesso posso dire che era un peccato, senza nulla togliere ai Tre allegri ragazzi morti.
Detto tutto, si capisce anche che non potevo pubblicare questo post prima che il dono giungesse al destinatario, e quindi è per questo che ci ho impiegato tanto ad aggiornare... non è perchè sono pigro e ci ho impiegato due settimane per scrivere 'ste stronzate... noooo... sono credibile?
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