lunedì 11 agosto 2008

Next generation

Oggi, allo studio veterinario:
Entra un cliente che la titolare lo conosce: è già venuto nei giorni scorsi e deve solo saldare (ha annunciato il suo arrivo con una telefonata, così la "capa" ha avuto modo di descrivermi il tipo: fondamentalmente, un rompicoglioni).
C'è poca gente (è orario di mare), così, dopo il saldo, si mette a parlare del più e del meno con la collega, mentre io, occupato in altre faccende, ascolto distrattamente.
Pian piano la mia attenzione cresce, quando mi accorgo che l'omino parla di politica, trascrivo due osservazioni.
"Eh, questi ultimi due anni sono stati difficili, ma adesso si comincia a vedere la luce";
"Certo, lei deve essere della parte opposta..." - sguardo interrogativo della titolare - "Beh, col suo cognome..." (N.B. La collega porta il cognome più diffuso in Italia).
Durante il discorso, guardo il figlio del forzitaliota, un bimbo di 6-7 anni, che si cura solo di accarezzare il cane lì presente. Mi viene da pensare: ma tu, così giovane ed ingenuo, ancora non mischiato con la politica e le altre faccende "serie" di questo mondo, cosa diverrai da grande? Sarai plasmato e forgiato dalle idee paterne, oppure, magari solo per ribellione, deciderai di passare la barricata? Sarà un capriccio, o una presa di coscienza, che decideranno del tuo futuro politico, e non solo?
Al momento di andare via, il padre si alza e fa, al bambino:
"Andiamo a casa, Silvio"
Mio sguardo, compassionevole: qualunque cosa accada, il suo destino è segnato.