Un po' di immagini sparse riguardo un week end trascorso per andare in Sardegna al matrimonio di mia cugina.
Il viaggio, che adesso è più veloce, su navi più belle e anche dotate di prese elettriche, che quindi mi permettono di usare il PC anche in viaggio per guardare un po' di serie accumulate e al ritorno anche di scrivere un po' (giusto per spiegare che per un post mi ci vuole un viaggio di 5 ore in nave). L'arrivo, con la Sardegna che mi accoglie al solito con l'odore di cisto che, pur non essendo esclusiva dell'isola, è la sensazione che più mi fa capire in che regione mi trovo, subito seguita dalla vista della terra brulla, che la campagna sarda è troppo tipica, la si riconosce anche se ci si va d'inverno, con le rocce che prepotenti spiccano sul verde, a ricordargli che tanto, nella stagione calda, saranno di nuovo maggioranza.
Farmi accogliere, stanco morto, a casa della nonna, al piano di sotto della casa della sposa, e scoprire che si usa, la notte prima del matrimonio, fare la “serenata”: tenere svegli gli abitanti della casa (e del vicinato) con urli, trombe da stadio, fuoristrada, camion e macchine agricole, nonché brindisi e “cumpidonzu”, termine che indica sia la visita che i generi di conforto che le si accompagnano: le due cose sono inscindibili, unite nel rito che prevede un'insistenza continua da parte dei padroni di casa ed almeno tre rifiuti da parte degli ospiti.
Il matrimonio, visto dall'interno della casa della sposa, è qualcosa di caotico e travolgente, con mille persone che organizzano e ordinano, e nessuno contento appieno di come vanno le cose. Sembra la politica, ma con il lieto fine.
Ho scoperto di sopportare il completo anche nel caldo sardo, anche nelle ore di metà giornata (ma senza cravatta, che non l'indossava nemmeno il padre della sposa).
La cerimonia (rigorosamente religiosa) è stata intaccata dal parroco, antipatico come pochi, che ha, nell'ordine: fatto un excursus sui giovani che non vanno in chiesa (e dopo si capirà il perché), detto che la religione non offende l'intelligenza e la logica, per poi subito parlare di matrimoni omosessuali come si potrebbe parlare di viaggi intergalattici e definire i gay “malati”, dilungarsi inutilmente sul perché una candela alle sue spalle fosse caduta dal candelabro (e giuro che se era una metafora, aveva sfondo sessuale), redarguire gli amici degli sposi perché avevano, anche prima che uscissero i neo-coniugi, tirato il riso e coriandoli fin dentro la chiesa: a questo punto è intervenuta la mano di Dio, che, mentre parlava, gli ha tirato una manciata di riso in faccia (è stata una scena bellissima, ed ho filmato tutto).
Per quanto riguarda il pranzo, c'è da spiegare qualcosa? Trecento invitati, io addirittura al tavolo degli sposi, anche se defilato, numero di portate indefinito, basti dire che mi sono dovuto arrendere sui contorni e il secondo piatto di carne (la doppia porzione di porcetto arrosto mi ha quasi steso), ed ho anche dovuto rifiutare una seadas col miele, in favore della torta nuziale. Il sunto è che credo di avere recuperato i due chili persi negli scorsi due mesi (ovviamente vittime dello stress, non della mia volontà).
La mattina successiva (stamattina, in realtà), sono partito che era ancora notte, con il dubbio di arrivare tardi per il check-in al traghetto, ho quindi fatto la strada di corsa, in gara con l'alba, passando dalla notte di luna nuova, attraverso il momento in cui ti accorgi che riesci a riconoscere il cielo dalla terra, passando per il chiarore che illumina il bordo della strada (e il cane che mi guardava dal lato, spero non abbia poi attraversato, era un suicidio), fino ad arrivare al molo per vedere il sole che spunto dal mare, e lì ho capito che, pure in ritardo di un quarto d'ora sull'orario d'imbarco, non potevo arrivare in momento più giusto.
domenica 23 agosto 2009
Iscriviti a:
Post (Atom)