Feste finite, come da programma. Per me non sono praticamente esistite, avendo lavorato quasi di continuo, ma pazienza. Lavoro da più di un biennio, e le mie ultime tre vacanze natalizie sono state più o meno identiche, con piccoli cambiamenti insignificanti per il quadro generale. Forse sto scivolando nella routine, come prima o poi tocca a tutti o forse è solo una parentesi prima di un cambiamento, chissà. Per adesso, decido di approfittare del mio immobilismo per fare una riflessione su quello che le feste comandate possano rappresentare.
A qualcuno potrebbe parere che le feste si siano ridotte ad un susseguirsi di pranzi e cenoni, di mangiate in famiglia e con gli amici, di regali, di dolciumi da sbafare, di zampone con le lenticchie, pandori e torrone, ma in verità c'è ben altro, nel profondo. La verità è che tutti queste cose, per quanto simili anno dopo anno, ci cambiano, determinando effetti che non sempre riusciamo a realizzare. Agiscono ad ogni nuovo dicembre, stratificandosi volta per volta, e modificando anche il nostro comportamento nel corso dell'anno. Ogni Natale che passa ci trova diversi, e ci lascia ancora più cambiati, più grandi.
Ovviamente, il cambiamento non è per tutti uguale, per alcuni è quasi impercettibile, per altri è drammaticamente evidente, ma ognuno sa che passata l'epifania c'è qualcosa in più, dentro di lui, che non sarà facile da buttare giù.
Dico, non avrete creduto fosse un post serio?
martedì 12 gennaio 2010
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